Chissà quante volte abbiamo detto questa frase o l’abbiamo solamente pensata, dopo una giornata di lavoro storta, dopo una discussione con il capo, dopo essere stati bloccati in mezzo al traffico o solamente perché si è giunti al culmine della cosiddetta crisi di mezz’età.
La rete è davvero piena di articoli e post che parlano di questo argomento, ma navigando sulle pagine de “Il Sole 24 Ore” ho trovato questo articolo di Lorenzo Cavalieri (Coach e Managing director di Sparring) che affronta il tema, in maniera curiosa.
https://www.ilsole24ore.com/art/il-mito-pericoloso-mollo-tutto-e-seguo-miei-sogni-AEnSgGXC
L’autore si concentra sul fenomeno descritto negli ultimi anni con l’acronimo Yolo (You Only Live Once) e lo fa parlandone come una delle cause della “Great Reshuffle”, l’ondata di dimissioni e abbandono dei posti di lavoro che sta caratterizzando gli anni post covid.
Il concetto però, che viene espresso e che mi ha lasciato perplesso, è l’illusione della felicità sul posto di lavoro. Sulla base dell’esperienza di Cavalieri, l’idea del “𝘮𝘰𝘭𝘭𝘰 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘦 𝘴𝘦𝘨𝘶𝘰 𝘪 𝘮𝘪𝘦𝘪 𝘴𝘰𝘨𝘯𝘪” e cambio vita aggiungo, si “𝘧𝘰𝘯𝘥𝘢 𝘴𝘶𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘵𝘪𝘻𝘻𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘦𝘭𝘪𝘤𝘪𝘵à 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘢𝘵𝘪𝘷𝘢. 𝘕𝘦𝘤𝘦𝘴𝘴𝘢𝘳𝘪𝘢, 𝘧𝘪𝘴𝘪𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘤𝘢, 𝘶𝘵𝘪𝘭𝘦 𝘮𝘢 𝘱𝘶𝘳 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘶𝘯’𝘪𝘭𝘭𝘶𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦”
Tralasciando momentaneamente seppur centrale, il concetto di “felicità” e cosa significa essere felici, ciò che più mi stupisce è che proprio da coach abbiamo l’opportunità di ascoltare i nostri Clienti portare in sessione, tra l’altro sempre più spesso, un tema che possiamo sintetizzare con questo titolo, “Sto vivendo una vita che non sento la mia, vorrei mollare tutto per seguire i miei sogni”.
Questo tema di insoddisfazione e forte esigenza di rinascita, viene tradotto dal Cliente anche con una presenza posturale, che in un incontro mi ha ricordato lo stile bonsai Fukinagashi.
Lo stile Fukinagasghi comunemente tradotto in italiano “battuto dal vento” è uno degli stili più difficile, ma uno dei più amati dai bonsaisti, perché descrive esattamente la forza e la violenza della natura, che esprime la sua bellezza, attraverso il vento, modellando i poveri alberi (solitamente conifere), spostando la loro chioma fuori dal proprio asse, ricurvando il tronco su stesso per contrastare la furia degli eventi, in questo caso, naturali.
Dunque, quello che ho sentito, nel caso specifico, non è la semplice voglia di fuggire e di scappare dalle proprie responsabilità.
La forte insoddisfazione espressa con la frase “sto vivendo una vita che non è la mia”, esprime una direzione appunto fuori dal proprio asse, che non è una fuga dal lavoro inteso, come opera di sacrificio solitamente volto alla crescita personale ed economica.
Le persone non lasciano il lavoro per andare su una spiaggia ad aprire un chiringuito, perché odiano il proprio capo o i propri colleghi. Le persone creano questa esigenza di rinascita, perché quello che fanno nella vita quotidianamente è lontanissimo dalla linfa vitale che caratterizza il proprio “Se”, il vero “Se”. Si sono costruiti una quotidianità professionale che è lontana dai propri valori.
Che piaccia o meno il Covid ha fatto emergere questa insoddisfazione latente che con l’andare del tempo per qualcuno è divenuto insostenibile, fino alla consapevolezza di dire “questa non è la vita che volevo”.
“Odiare il proprio lavoro” non fa parte del lavoro, come erroneamente viene riportato dall’autore dell’articolo e il diritto alla felicità lavorativa non è una chimera o il sogno di un gruppo di persone che vogliono andare a fare cocktail sulla spiaggia o passare la giornata a fare surf e kite surf.
Dovremmo, piuttosto, imparare ad ascoltare questo forte segnale di insoddisfazione e a comprenderlo!
Sotto quella brace di rinascita che inizialmente è solo una piccola scintilla c’è ben altro e il lavoro del coach non è consigliare il proprio Cliente, bensì il suo lavoro è quello di affiancarlo in questo percorso trasformativo di autoconsapevolezza
Non domandiamoci se le persone hanno mai sognato di aprire un chiringuito, piuttosto:
Quali sono le motivazioni che spingono le persone a fare determinate scelte?
Sulla base di quali convinzioni scegliamo di cambiare vita?
Quali sono le emozioni che ci creiamo scegliendo di vivere una Vita diversa rispetto a quella vissuta fino ad oggi?
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